Ma i ricorsi d’Ottobre sono davvero gratuiti? Attenzione alle bufale, potreste dover pagare salatissime spese…

bufale ottobre

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I ricorsi d’Ottobre sono davvero gratuiti?
Attenzione alle bufale

Cari colleghi, ultimamente da più parti sentite parlare di ricorsi definiti “gratuiti per gli iscritti”che vi garantirebbero, quando – in futuro – andrete in pensione, un trattamento previdenziale migliore di quello che vi spetta già con l’applicazione dell’art. 54, 1° comma, dPR 1092/1973.

Cominciamo col dire che il testo esatto di quella norma è il seguente:
«La pensione spettante al militare che abbia maturato almeno quindici anni e non più di venti anni di servizio utile è pari al 44 per cento della base pensionabile…».

Quei requisiti dovevano quindi essere posseduti al 31 dicembre 1995, perché dal 1° gennaio 1996 è entrato in vigore il passaggio dal calcolo retributivo della pensione a quello contributivo, disposto dalla riforma pensionistica Dini, estesa a noi dal d.lgs 30 aprile 1997, n. 165.

Pertanto, leggendo con attenzione la norma, comprenderete subito che, innanzitutto, una vertenza su quella norma può essere intentata con successo solo da chi si è arruolato entro il 1° gennaio 1980, in modo da avere almeno 15 anni di servizio al 31 dicembre 1995.

Ma se uno si è arruolato entro il 1° gennaio 1980 ed oggi è ancora in servizio, ha diritto al calcolo interamente retributivo della pensione e che, inoltre, ha già raggiunto il massimo che – come noto – è pari all’80% della base pensionabile lorda.

Da ciò si capisce che solo chi è già andato in pensione e non aveva raggiunto il massimo può ottenere qualche vantaggio da quel ricorso, mentre se siete stati arruolati entro il 1° gennaio 1980 avete ormai raggiunto il massimo e più del massimo non c’è niente.

Infine la norma fa chiaro riferimento al “militare” e la Corte dei conti ha già detto fin troppe volte, senza mai smentirsi, che questa e la restante normativa previdenziale riservata ai militari non può essere estesa a quelli che, fin dal 1° aprile 1981, militari non sono più.

Aderire a queste iniziative quindi non è affatto gratisse vi inducono a lasciare la sigla cui avete dato vera fiducia per darla ad un’altra solo perché vi propone un ricorso “bufala” che potrebbe anche essere considerato temerario, con conseguente condanna alle spese: non sarebbe certo la prima volta che ciò accade.

 

spese processuali ok

 

Tutti ricordiamo un passato non troppo lontano, quando migliaia di colleghi non pagarono l’avvocato– perché quello, solo quello era gratis – ma dovettero pagare di tasca propria spese di causa che andavano dai 1.500 ai 3.000 euro a persona per un ricorso ritenuto temerario.

Roma, 18 ottobre 2018

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