Dalle indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi avevamo già compreso che il testo del decreto legislativo, concertato esclusivamente tra stati maggiori, comandi generali e amministrazioni, che si prevedeva sarebbe stato sottoposto in sede di “esame preliminare” al Consiglio dei Ministri di giovedì, 26 settembre scorso, sarebbe risultato totalmente inadeguato a dare risposta alle specifiche esigenze dei nostri agenti, assistenti, sovrintendenti, ispettori e funzionari, gli unici ad essere stati penalizzati da oltre quindici anni di colpevoli ritardi e dolose omissioni nello svolgimento e nella pubblicazione dei bandi concorsuali.
Avevamo appreso solo pochi giorni prima lo sconcertante risultato cui era giunto il tavolo di confronto tra quegli stati maggiori, comandi generali e amministrazioni, dove – ci è stato detto – non si poteva fare di più a causa di diktat della Difesa che avrebbero condizionato pesantemente anche la ripartizione dei quasi 24 milioni di euro a disposizione della Polizia di Stato. Ritenendo questo progetto assolutamente non idoneo a correggere le tante sperequazioni ed i pesanti disallineamenti che si erano determinati per il personale attualmente inquadrato nei ruoli sopra citati, oltre a bocciarlo, insieme agli altri sindacati, ci siamo rivolti anche al premier Conte.
All’incredulità relativa ai contenuti, per come ci erano stati illustrati, si era infatti sommato il fatto che, ancora una volta, non ci veniva consentito di esaminare il testo che sarebbe stato poi inviato al Consiglio dei Ministri, il che ci impediva sia di valutare compiutamente l’intervento ipotizzato per la sola Polizia di Stato, ma anche di effettuare gli indispensabili raffronti con l’intervento ipotizzato per le altre Forze, visto che la delega conferita dal Parlamento al Governo era intesa a realizzare una equiordinazione sostanziale, non teorica: infatti proprio su questo, come da noi sempre affermato, hanno fallito sia il Riordino del 2017 che i “correttivi ponte” dell’anno scorso.
Ancora una volta, il testo del provvedimento non è stato inviato neanche alle sigle maggiormente rappresentative, neppure dopo che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e ce lo siamo dovuto procurare informalmente, per cui quello che abbiamo non è dotato dei crismi dell’ufficialità. Se venisse confermato, le nostre più fosche previsioni sarebbero addirittura superate e non solo per aspetti che comportano oneri finanziari, rispetto ai quali la motivazione potrebbe – il condizionale ormai è d’obbligo – risiedere nei famosi diktat della Difesa, ma anche in aspetti totalmente privi di costi.
Un testo di 449 pagine tecniche va esaminato con grande attenzione, ma già a colpo d’occhio appare evidente che non sembra esserci quella unificazione, neppure di fatto, tra ruoli agenti assistenti e sovrintendenti che per noi era ed è un obiettivo fondamentale che non può certo essere sostituita da un piatto di lenticchie sull’assegno di funzione, peraltro somministrato solo per alcuni.
Peggio parrebbe andare ai sovrintendenti – e ruoli equiparati – e a tutti coloro i quali vorrebbero diventare ispettori dall’interno: l’amministrazione sembrerebbe aver elaborato un testo che, a regime, terminati i concorsi interni previsti dal riordino, cancellerà ogni significativa possibilità di accedere al ruolo degli ispettori.
Di più: con pochissimi soldi si potevano sistemare davvero le problematiche della percorrenza eccessivamente lunga per tutti i passaggi all’interno del ruolo degli ispettori. Purtroppo, quello che abbiamo chiesto a più riprese per la Polizia, nel testo, non c’è, ma sembra invece esserci per i marescialli dell’Arma.
Beffa altrettanto clamorosa per i commissari che chiedevano di essere sostanzialmente equiparati ai loro omologhi militari che dal 2000 in poi avevano avuto accesso ai rispettivi ruoli speciali, mentre nella Polizia di Stato ciò veniva dolosamente impedito.
Non solo non viene restituita la differenza retributiva negativa che stanno soffrendo dopo la finta promozione, ma neppure la dignità – che allo Stato non costerebbe nulla – di rientrare nel ruolo “normale”, come sta avvenendo nell’Arma, mentre sembrerebbe arrivare solo il cambio del nome del ruolo-ghetto, insieme all’impossibilità di diventare vqa, neppure per merito straordinario!
In attesa degli incontri istituzionali programmati e richiesti, speriamo vivamente di esserci sbagliati e, quindi, di trovare, nel testo che verrà ufficialmente consegnato al Parlamento, quanto necessario a restituire dignità professionale a tutti i ruoli, operativi e tecnico-professionali della Polizia di Stato, a partire da agenti e assistenti, per passare poi ai sovrintendenti, ispettori e commissari, che poi, è bene ricordare, sono quelli che principalmente tengono quotidianamente alto il buon nome dell’Amministrazione e che meritano sicuramente un maggior rispetto.
Roma, 28 settembre 2019