Contratto di lavoro: c’è ancora molto da fare!
Incontro alla funzione pubblica

reparti mobili x

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CONTRATTO DI LAVORO

Incontro con Funzione pubblica: c’è ancora molto da fare!

Si è svolto stamattina in videoconferenza l’incontro per il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro del Comparto sicurezza e difesa, con la presenza di tutti i sindacati maggiormente rappresentativi delle Forze di polizia ad ordinamento civile, i Cocer delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, le delegazioni delle Amministrazioni, Stati maggiori e Comandi generali ed i rappresentanti di vertice tecnico della Funzione pubblica.

 

Assente, dunque, il Governo, ed è proprio questa la pregiudiziale da noi posta. Abbiamo considerato come molto grave l’assenza della parte politica al confronto e non possiamo non vederla come un segno di scarsa attenzione verso tutte le donne e gli uomini in divisa.

 

Si è trattato, quindi, di una riunione “tecnica” giustificata malamente dal fatto che un precedente incontro con la parte politica si era tenuto in passato, senza considerare però che, nel frattempo, è cambiato l’intero Governo.

 

Ed è fin troppo ovvio a tutti che il confronto politico deve avvenire prima delle riunioni tecniche, in cui è l’indirizzo del Governo che deve essere messo in atto. Incontro che, invece, avrebbe richiesto certamente la presenza della massima espressione governativa in materia, avendo una valenza esattamente tutta politica.

 

Ma la circostanza che si è verificata oggi è ancor più criticabile, poiché parte dal presupposto che basti semplicemente calarci dall’alto decisioni e provvedimenti a cose fatte, senza neppure avere il buon gusto di manifestarci il reale approccio politico rispetto al mondo che rappresentiamo. La discussione odierna, infatti, non doveva essere un mero conto ragionieristico di cifre e numeri prestabiliti, comunque insoddisfacenti, ma avrebbe richiesto proprio un confronto a proposito dell’orientamento politico su questioni di massima importanza.

 

Positivo è che il Ministro Brunetta ci abbia fatto sapere di aver intrapreso un tavolo politico con il Ministro dell’interno Lamorgese, il Ministro della difesa Guerini, il Ministro della giustizia Cartabia ed il Ministro dell’economia e delle finanze Franco, destinato a reperire le risorse necessarie per integrare quelle esistenti e risolvere le annose problematiche che furono oggetto, a margine del rinnovo “notturno” del 2017, di un addendum platealmente disatteso.

 

 

Per quanto ci riguarda, però, le trattative potranno positivamente proseguire solo quando sarà definita la previdenza complementare, ovvero l’adozione di una rimodulazione dei trattamenti previdenziali del Comparto sicurezza che superi definitivamente le inaccettabili sperequazioni oggi perduranti tra le varie componenti ed eviti che i professionisti della sicurezza, oltre ad essere mortificati da un nuovo contratto capestro, una volta in pensione debbano essere i nuovi poveri.

 

Anche per ciò che attiene la parte economica abbiamo evidenziato come gli stanziamenti presenti siano insufficienti anche per le sole componenti fisse e continuative della retribuzione e che, per tale motivo, servono risorse ulteriori per le indennità accessorie destinate a retribuire l’operatività, che sono ferme da quasi vent’anni. Risorse reperibili anche tramite la detassazione, che potrà essere utilizzata anche per un ineludibile e congruo aumentato dell’importo dell’ora di straordinario, assolutamente inadeguato.

 

Naturalmente il discorso economico sarebbe ancora lungo e peggio va per ciò che attiene alla parte normativa, che vede i figli di genitori in divisa come “figli di un Dio minore”, mentre restano una pia illusione tutele legali e sanitarie adeguate all’alto rischio della nostra professione. Si tratta solo di esempi estratti da un lunghissimo elenco, che potrà essere compiutamente affrontato solo dopo che saranno reperite e rese note le reali risorse disponibili, perché anche le garanzie normative hanno un costo e non lo si può eludere chiacchierando a vuoto.

 

La data del 30 giugno per la chiusura, vista l’apertura appena descritta, ci appare dunque improbabile da rispettare e non dobbiamo dare illusioni a chi ogni giorno sacrifica sé stesso ed i propri affetti correndo rischi gravissimi per la comunità con discorsi vuoti e disquisizioni sulle relazioni sindacali, che andranno sì affrontante, ma puntando sull’avvicinamento dei rappresentanti sindacali ai poliziotti, con l’introduzione di chiaro Codice etico, come già in uso in altre Amministrazioni, oltre alla possibilità di poter esprimere del tutto liberamente, con elezioni a scrutinio segreto, da chi vogliono realmente essere  rappresenti sul posto di lavoro e per la loro sicurezza, come tutte le altre categorie.

 

Che nessuno si illuda di poterci chiudere la bocca con la promessa di qualche spicciolo o, peggio ancora, con qualche impegno di futuri provvedimenti, in quanto di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno! Ed è questo il messaggio, forte e chiaro, che verrà portato dagli odierni dirigenti tecnici agli esponenti del Governo, per le loro valutazioni.

 

Roma, 28 aprile 2021