Abbiamo accolto con favore la riapertura – che peraltro avevamo recentemente sollecitato – del confronto sugli indispensabili correttivi ad un riordino rispetto al quale le nostre critiche non sono arrivate oggi o dopo le elezioni, ma si sono levate alte sin dall’inizio, nella scorsa legislatura, per poi coerentemente continuare fino ad oggi, perché si basano su fatti concreti e non su umori del momento o – peggio – su logiche di schieramento che a noi di certo non appartengono: noi rispondiamo solo ai poliziotti.
In particolare giudichiamo importantissimo il segnale che ancora una volta giunge dal Governo che – come era avvenuto per la riorganizzazione dei presidi della Polizia di Stato sul territorio – anche stavolta ci “mette la faccia”, nonostante che il riordino sia un tema assai spinoso, su cui le strumentalizzazioni non mancano mai: la presenza ieri sul tavolo di confronto del Sottosegretario Molteni,insieme al Capo della Polizia Gabrielli,attesta una grande attenzione per noi poliziotti e per tutti i tutori dell’ordine.
A fronte di un’Amministrazione che ci ha proposto la quantificazione economica di alcuni degli interventi che negli ultimi tempi erano stati proposti, abbiamo innanzitutto chiarito che – a nostro avviso – questi vanno implementati perché non si rileva ancora una scissione sufficientemente netta tra quello che sarà l’ordinamento dei ruoli “definitivo” ed il regime transitorio che deve tentare di sanare pesantissimi ritardi ed omissioni in materia di concorsi anche per ciò che attiene i ruoli tecnici, nuovamente penalizzati.
Senza indugiare troppo nei dettagli sappiamo tutti quali sono le questioni aperte: innanzitutto i ritardi nei concorsi hanno fatto sì che abbiamo 48.000 assistenti capo cui viene negato il diritto a sufficienti possibilità di progredire nelle qualifiche superiori senza sbarramenti ed appare evidente che i limiti imposti sia dai pochi posti disponibili che dalla valutazione dei titoli non sono stati affatto superati dal riordino, quindi il sistema deve cambiare profondamente: servono più posti e bisogna essere più veloci.
Va parimenti tenuto presente che occorre garantire possibilità concrete di carriera alle molte migliaia di ragazzi che per oltre tre lustri non hanno potuto partecipare a nessun concorso ed oggi con i soli titoli possono partecipare,ma non possono vincere. Discorso analogo vale per i concorsi interni da vice ispettore: sono platealmente pochi i posti concretamente disponibili, mentre lo svolgimento è troppo lungo e macchinoso. La problematica dei posti disponibili da ispettore è ancora più grave per i ruoli tecnici.
Un intervento è altresì necessario ed urgente anche per coloro i quali i concorsi da vice ispettore li hanno vinti: i tempi necessari per giungere alle posizioni apicali sono talmente lunghi da richiedere un’abbreviazione. Questa abbreviazione va incrementata nel transitorio con scivoli per i corsi 7° e 8° e decorrenze retrodatate per il 9° e gli altri, compresi gli ispettori capo inquadrati dal riordino come ispettori superiori ed i già ispettori superiori che,sempre dopo detto riordino,si sono ritrovati non più apicali.
Allo stesso modo sono necessari interventi radicali per i funzionari: oltre all’abolizione dell’umiliante ruolo ad esaurimento, è necessario uniformare nella qualifica di commissario il percorso formativo, che deve terminare con la nomina a commissario capo, garantendo una progressione successiva uguale al percorso normale ed un congruo assegno di riordino per prevenire gli effetti,potenzialmente devastanti anche sulla gerarchia,che potrebbero derivare dal futuro pronunziamento della Corte Costituzionale.
Sempre per ciò che riguarda la dirigenza, dove va garantito l’attuale allineamento – anche con retrodatazioni – è giunto il momento di ristabilire l’allineamento con la carriera prefettizia, perduto dopo la riforma del 1999, facendo sì che il percorso formativo dei funzionari – che andrebbe abbreviato –si concluda con l’immediato riconoscimento della funzione dirigenziale, né va dimenticata l’esigenza di eliminare il “tappo” che determinerà la perdita di 81 posti da primo dirigente deliberata dalla sciagurata Legge Madia.
Ma la materia ordinamentale è così articolata e complessa da non poter essere trattata tutta insieme e – per essere affrontata efficacemente – sarà suddivisa su tavoli relativi ai vari ruoli, che dovranno riunirsi a breve per poter concludere i lavori a giugno. Dopodiché la parola passerà dapprima al Consiglio dei Ministri e poi – per i pareri, obbligatori ma non vincolanti – alle Commissioni Parlamentari, al Consiglio di Stato ed alla Conferenza Stato-Regioni, per tornare al CdM ed infine al Presidente della Repubblica.
Siamo sicuri che il termine di settembre verrà rispettato dal Governo, cui torniamo a chiedere di fare ogni possibile sforzo per reperire ulteriori risorse da inserire nella prossima Legge di bilancio al fine di poter procedere, nel 2020, a nuovi interventi. Oggi però la partita si basa su quelli più urgenti, che risulteranno idonei solo se si convergerà su un cambio di passo che – per i più anziani – superi la volontà di voler selezionare ad ogni costo e – per i più giovani – offra possibilità concrete e non solo teoriche.
Roma, 19 aprile 2019
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